Le piramidi di Giza nei conti della serva. Come vennero costruite? Video.

Dopo la presentazione del 16 marzo, a Bologna, che Malanga, Mei e Biondi hanno fatto della loro ricerca sul sottosuolo e la piramide di Chefren, le polemiche infuriano più di prima. Nella doverosa attesa della pubblicazione scientifica ufficiale, reazioni caute, in un senso e nell’altro, sarebbero auspicabili anzi, d’obbligo. Nel frattempo, quindi, ci si può sbizzarrire con opinioni personali ma, ripeto: per un giudizio fondato, è doverosa la lettura e l’analisi dell’articolo che uscirà su una rivista con revisione tra pari.
Poi, anziché parlare, analizzare lo studio o chissà cos’altro di teorico, si potrebbe fare ciò che in questo caso è possibile fare (e che è anche l’unica cosa da farsi a questo punto): dei sondaggi al disotto della piramide perché non stiamo mica parlando di una lontanissima galassia! Nel frattempo mi unisco anche io alla schiera di quelli che dicono la loro pur non avendo titolo alcuno per trattare l’argomento piramidi (non sono un archeologo e nemmeno un esperto della tecnica usata dai tre ricercatori). Ma lo faccio alla maniera della serva: facendo quattro conti (e con la consapevolezza che la via potrebbe anche essere sbagliata). Dunque, se vado su internet, leggo che la piramide di Cheope fu costruita, secondo Diodoro, in 20 anni. Sempre da internet ricavo il dato che essa è formata da “almeno 2.300.000” blocchi. A questo punto cominciano i conti della serva. Due milioni e trecentomila blocchi messi in postazione in 20 anni, significa che ogni anno ne venivano posizionati (in media) 115.000. Centoquindicimila blocchi all’anno, vuol dire che ogni giorno ne mettevano in posizione 315. Quindi, visto che un giorno è formato da 24 ore, e ammettendo che lavorassero pure di notte (pur non avendo le fotoelettriche di cui disponiamo noi), ogni ora mettevano in postazione 13 blocchi. 315 blocchi al giorno, 13 ogni ora…

Visto il peso di ogni blocco, 2,5 tonnellate in media, ma alcuni arrivavano a 80 tonnellate (sempre dati internet), bisognerebbe chiedere alle facoltà di ingegneria edile, con i mezzi che si pensa avessero a disposizione gli antiche egizi, in quanto tempo si potrebbe costruire la piramide. Qui finiscono i conti della serva, perché ricordo di aver assistito ad una trasmissione televisiva di qualche anno fa in cui un membro (credo) della Facoltà di Ingegneria di Napoli, diceva che lui, con i mezzi che ha a disposizione OGGI, di quei blocchi ne potrebbe posizionare… 2, solo DUE, ogni giorno. Cosa questa che porterebbe il tempo di costruzione a… 3150 anni!!! Va be’ che secondo la vulgata gli antichi sono migliori di noi in tante cose… però questa qui mi sembra un po’ eccessiva! Quindi, in conclusione: ben venga il lavoro di Malanga e di tanti altri che, come lui, vanno oltre l’accettato (sebbene ancora non accertato) anche perché, pur non essendo un archeologo, a me, come a tutti, arrivano notizie di altre incongruenze risolte, alla Zahi Hawsas, con tanta fantasia e molto amor proprio egiziano. La scienza, però, è un’altra cosa.
Articolo del socio ricercatore del CUFOM: Fiorentino Bevilacqua

