
Dal mito alla storia: il ruolo delle entità non terresti nella civilizzazione umana
Quando leggiamo i miti, abbiamo spesso l’impressione di sfogliare un libro fantasy: dèi che scendono dal cielo, giganti sterminati, battaglie cosmiche. Ma se dietro queste immagini simboliche si celassero, almeno in parte, memorie di interazioni reali con entità esterne all’umanità? Se i “figli di Dio” e i giganti di cui parla la Bibbia — e analoghe figure mitiche in altre culture lontane — non fossero soltanto allegorie, ma indizi di presenze influenti?
Il passo logico a questo punto sarebbe chiedersi: che ruolo hanno avuto queste entità nella fondazione delle civiltà umane?

1. Dal mito alla storia: il salto interpretativo
Nel precedente articolo abbiamo visto come numerose culture attribuiscano ai giganti un’origine ibrida e spesso antagonista rispetto all’umanità. Abbiamo anche suggerito che i “figli di Dio” possano essere entità non umane, forse aliene, che interagirono con la razza umana primordiale.
I miti di tutto il mondo spesso parlano del dono di conoscenze tecniche e sociali da parte degli dèi agli uomini, ma anche di ordine imposto per mano delle divinità, là dove sulla Terra era caos. Narrano inoltre di conflitti e guerre fra gli stessi dèi, oltre che contro i giganti.
Purtroppo tutt’oggi, dinanzi ad una narrazione globale così ampia, poco o nulla si cerca si riflettere sui nessi di causa effetto tra gli eventi mitologici che accomunano le culture da Est a Ovest, cosa li collega e i motivi per cui gli dèi si sono scontrati sul nostro pianeta. Invece, un’attenta analisi di questi elementi ci permetterebbe di costruire un quadro più chiaro sull’origine di queste “entità non terrestri” e rintracciare nelle narrazioni la “mano aliena” che ha condotto alla nascita delle prime strutture sociali e delle prime civiltà umane.

- Due entità, una frattura: riflessioni fondamentali
Cerchiamo quindi di ricostruire la base teorica che i miti antichi ci hanno trasmesso: sulla Terra sarebbero esistite due presenze non terrestri, avanzate e distinte, entrambe intervenute nell’evoluzione umana.
Da un lato troviamo entità ofidiane, spesso descritte con tratti rettiliani o serpentini. Il loro obiettivo era di sottomettere l’umanità al volere degli dèi, ponendosi come dominatori. Questi esseri avrebbero plasmato geneticamente l’uomo e, unendosi fisicamente con le donne terrestri (o tramite esperimenti), avrebbero in seguito dato origine ai giganti: creature imponenti, potenti ma instabili, violente, che i miti ricordano come portatrici di caos e distruzione.

Dall’altro lato emergono entità luminose, associate nelle tradizioni a figure angeliche, fatate o a divinità solari. Esse avrebbero reagito all’opera degli ofidiani, considerandola una minaccia per l’equilibrio terrestre e cosmico. Il loro intervento aveva due obiettivi principali: distruggere i giganti, ormai sfuggiti al controllo degli stessi ofidiani, e liberare gli uomini dal giogo della schiavitù.
Una volta compiuta l’epurazione, i luminosi avrebbero ripopolato la Terra, purificando progressivamente il sangue umano dalle interferenze ofidiane e inserendo discendenze programmate. È a questo punto che i miti descrivono la trasmissione delle conoscenze: leggi, arti, agricoltura, astronomia, architettura. Da qui prende avvio il processo che porta alla nascita delle prime civiltà autonome conosciute dalla storia.
Questo schema — ofidiani e luminosi in conflitto, giganti come elemento destabilizzante e uomini al centro della contesa — si riflette in molte mitologie: Asura e Deva in India, Aesir e Vanir nel Nord Europa, Tuatha de Danann e Fomoriani in Irlanda, Viracocha e i Titani andini, solo per citare alcuni esempi. Tutte tradizioni che, sotto forme diverse, raccontano la stessa frattura originaria, dalla quale sarebbe derivata la civiltà umana.
- Le civiltà delle origini e i “donatori” mitici
Per individuare uno schema ricorrente guardiamo da vicino le civiltà comprese fra il IV e il III millennio a.C., ovvero quelle che manifestarono il più rapido e marcato balzo culturale: Sumeri, Egizi, Mesoamericani, Civiltà andine, Civiltà orientali.
3.1 Sumeri: Gli Anunnaki come dominatori
I Sumeri rappresentano spesso la “porta d’ingresso” per le teorie della paleoastronautica. Nei loro miti troviamo gli Anunnaki — un gruppo divino che governa la terra e il destino degli uomini. Enki (Ea) è il mediatore che, dopo la rivolta degli I.gi.gi (un gruppo di divinità minori celesti, costretto a svolgere lavori faticosi come l’estrazione dell’oro sulla Terra), decide di plasmare l’uomo con il fango, allo scopo di rendere disponibile forza lavoro per gli dèi.
Gli Anunnaki non sembrano quindi soltanto dèi immaginari, lontani, ma entità con precisi scopi funzionali alla propria struttura sociale, e capaci di intervenire nella genetica, così come in altri campi del sapere.
Strette analogie si riscontrano nel Libro dei Vigilanti di Enoch, in cui si narra dei 200 Vigilanti ribellatisi all’autorità divina, responsabili della nascita dei giganti e per questo puniti.

3.2 Egitto: i Neteru e i sovrani divini
«Prima dèi. Poi semidèi. Infine, sovrani scelti fra gli uomini.»
(Manetone, Aegyptiaca)
In Egitto, i faraoni erano considerati divini o semi-divini, figli degli dèi o incarnazioni divine. Le genealogie divine collocano il potere politico e spirituale del faraone in stretto legame con il mondo divino.
Verso il 270 a.C. Re Tolomeo II incaricò il sacerdote Manetone di redigere la storia e la preistoria dell’Egitto (Aegyptiaca, opera tutt’oggi di primario interesse per gli egittologi). Egli scrisse che all’inizio solo gli dèi regnavano, poi i semidèi e infine ebbero inizio le dinastie faraoniche. I regni divini, scrisse, iniziarono 10.000 anni prima del diluvio e continuarono per migliaia di anni dopo, durante i quali ci furono battaglie e guerre fra gli dèi.
Manetone descrive quindi tre epoche: regni degli dèi (Neteru per gli egizi), poi semidèi e infine dei faraoni. Il diluvio rappresenta il punto di rottura: da quel momento in poi, le stirpi umane vengono guidate da figure semi-divine, civilizzate con leggi e tradizioni, fino a diventare autonome.
Secondo la prospettiva paleoastronautica, potremmo interpretare i Neteru come entità che trasmettono conoscenze: ingegneria, agricoltura, costruzione megalitica, misurazione astronomica. Il modello è simile a molti altri: non un dio lontano, ma un “gemello tecnologico” che guida la razza umana verso ordine e civiltà.

3.3 Mesoamerica e culture andine: Quetzalcoatl, Viracocha e i civilizzatori celesti
Tra i Maya, Aztechi e altre culture mesoamericane, Quetzalcoatl è una figura ricorrente: portatore di insegnamenti agrari e civici, vissuto in epoche remote, spesso descritto come “uomo-dio” calvo o con pelle chiara.
Nelle Ande, Viracocha emerge come il dio primordiale che distrusse una razza di giganti. Dopo averli annientati con un diluvio, riabilitò l’umanità. In certe versioni del mito, i giganti furono pietrificati, divenendo simboli permanenti (statue) delle epoche antiche. Secondo i cronisti spagnoli, Viracocha insegnò ai popoli discendenti le arti del saper vivere, l’astronomia e la cultura, prima di “ritirarsi nel cielo”.
Anche in questo caso notiamo lo schema del “donatore alieno”: distruzione di un mondo impuro, insegnamento e civilizzazione del nuovo popolo.

3.4 Civiltà dell’Indo e Oriente: i civilizzatori dalle stelle
Nella Valle dell’Indo, tra il 3000 e il 2000 a.C., emerse una civiltà straordinariamente avanzata, dotata di sistemi urbanistici e idraulici che sembrano quasi “fuori contesto” rispetto al tempo. Le loro divinità presentano tratti ambigui: esseri dalle molte braccia o con fattezze semi-animali, in particolare serpentine, che ricordano lo schema già visto altrove. In India, il pantheon distingue chiaramente tra Deva e Asura, due stirpi divine in conflitto: una legata a potere e dominio, l’altra a ordine cosmico e civilizzazione.
Analogamente, in Cina antica si tramanda il mito della guerra tra draghi: il Drago Giallo (Huáng Lóng), portatore di cultura e ordine, sconfigge altre stirpi ofidiane considerate caotiche e distruttrici. La figura della dea Nüwa, che modella gli uomini dall’argilla dopo un grande disastro, richiama da vicino Viracocha e altri “plasmatori dell’umanità”.
Anche in Giappone, la coppia primordiale Izanagi e Izanami discende dal cielo per ordinare le isole e generare la stirpe degli dèi che guideranno gli uomini, mentre antiche cronache parlano di battaglie tra divinità terrestri e celesti che riecheggiano lo stesso schema: due stirpi in lotta, giganti e mostri come destabilizzatori, e infine il dono di leggi e tradizioni agli uomini.

- Oltre il mito: il lascito nascosto delle prime civiltà
Se osserviamo i miti solo come favole o allegorie religiose, perdiamo il loro nucleo più concreto: i nessi di causa ed effetto che li attraversano. La presenza di entità dominatrici — come gli ofidiani e i loro giganti — generò disordine e schiavitù. Questo portò alla reazione delle entità luminose, che non solo eliminarono gli elementi destabilizzanti, ma intrapresero un lungo processo di epurazione genetica, culturale e politica, volto a rendere l’umanità autonoma.
Manetone, con la sua tripartizione (“prima dèi, poi semidèi, infine sovrani scelti tra gli uomini”), sintetizza un passaggio epocale: il controllo diretto degli dèi si trasformò in un lascito mediato attraverso figure intermedie — semidèi, sovrani civilizzatori, dinastie fondate da retaggi misti — incaricate di guidare le prime comunità umane. È qui che nascono le prime civiltà storiche, con strutture politiche, leggi, e sistemi culturali che non furono invenzioni spontanee, ma il frutto di decisioni strategiche prese da potenze “esterne”.
Interpretata così, la mitologia si rivela una mappa di poteri e correzioni, un archivio in cui si leggono i tentativi di gestione di un “esperimento planetario” che rischiava di sfuggire di mano. Non solo racconti di diluvi, giganti e battaglie cosmiche, ma la traccia di un quadro geopolitico interstellare, in cui diverse fazioni di entità non terrestri si contesero la Terra, lasciando in eredità il modello politico e sociale che ancora oggi plasma la nostra realtà.
Le guerre tra dèi, la selezione delle stirpi, la trasmissione delle leggi e delle conoscenze: tutto questo non è soltanto mito, ma il riflesso di un retaggio antico che continua a vivere sotto altre forme. Ed è forse proprio in questa matrice mitopolitica che si nasconde la chiave per comprendere non solo le nostre origini, ma anche le logiche profonde — sovranità, dominio, controllo culturale — che ancora oggi guidano la politica globale.

💡 Questo articolo fa parte di una serie di approfondimenti che indagano il legame tra mito e storia, rileggendo le antiche narrazioni come possibili testimonianze di interazioni con entità non terrestri.
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