
I Giganti: stirpe mitica o nodo cruciale della storia?
Dal passo biblico di Genesi alle leggende globali: l’enigma che attraversa la storia umana.
«C’erano sulla Terra i Giganti a quei tempi – e anche dopo – quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi.» (Genesi 6,4)
Questa frase, così diretta e potente, è uno dei misteri più affascinanti delle Scritture. Siamo abituati a sentirci dire che la Bibbia parla per metafore, ma in alcuni casi la domanda sorge spontanea: e se non fosse un simbolo? E se fosse un resoconto letterale di eventi accaduti realmente?
Giganti nella Bibbia e oltre
Nella tradizione ebraico-cristiana, figure come Og, re di Basan, o Golia vengono descritte come “ultimi di un’antica stirpe”. Nel Libro di Baruc leggiamo di uomini altissimi, abili nella guerra, ma privi della “via della sapienza” e destinati a perire. Non sembrano creatori o dèi benevoli: più che salvatori, potrebbero essere stati una minaccia.
A tal riguardo leggiamo un estratto dall’Inno alla Sapienza del profeta Baruc (3,24-28) che offre un interessante spunto di riflessione:
«Là nacquero i famosi giganti dei tempi antichi,
alti di statura, esperti nella guerra;
ma Dio non scelse costoro
e non diede loro la via della sapienza:
perirono perché non ebbero saggezza,
perirono per la loro indolenza.»
Oppure leggiamo ancora nel Libro di Enoch: “E rimasero incinta (dei Vigilanti) e misero al mondo Giganti, la cui altezza era di trecento cubiti. Loro consumarono tutte le scorte degli uomini. E quando gli uomini non poterono più sostenerli, i giganti si rivoltarono contro di loro e divorarono l’umanità. E cominciarono a peccare contro gli uccelli, le bestie, i rettili, i pesci, a divorare la carne e a bere sangue. Allora la Terra pose l’accusa contro quei senza legge.”

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Se allarghiamo lo sguardo oltre la Bibbia, troviamo lo stesso schema narrativo:
Sud America: presso il lago Titicaca, il dio Viracocha avrebbe distrutto una razza di giganti prima di creare l’umanità attuale.
Nord America: la tribù Paiute racconta dei Si-Te-Cah, giganti dai capelli rossi, sterminati in una battaglia epica presso la caverna di Lovelock.
Mitologia norrena: gli Jǫtnar, potenti e spesso ostili, vivono separati dagli uomini e in conflitto con gli dèi.
Tradizione indù: i Rakshasa e i Daitya, giganti mutaforma e guerrieri, in eterna lotta con le divinità celesti.

Uomini, Figli di Dio e Giganti: tre razze distinte?
Il testo biblico distingue chiaramente tre categorie: uomini, figli di Dio e giganti. Se fossero sinonimi, perché usare termini distinti? Potrebbe trattarsi di una stratificazione di razze o specie diverse, con ruoli e origini differenti.
Alcuni ricercatori ipotizzano che:
- I figli di Dio possano essere entità non umane, forse aliene, come suggeriscono anche le mitologie sumere e mesoamericane.
- I giganti siano il risultato di incroci tra queste entità e le donne umane — un’ibridazione che in molte leggende porta al caos e alla necessità di una “purificazione” tramite guerre o catastrofi.
Ibridi Fuori Controllo
L’elemento forse più affascinante e, al tempo stesso, più inquietante è la ripetizione quasi ossessiva di un medesimo tema in culture lontanissime tra loro: popoli di ogni continente tramandano il ricordo di esseri giganteschi, dotati di forza straordinaria, spesso in conflitto aperto con divinità o eroi umani e, nella maggior parte dei casi, destinati a un’inevitabile estinzione.
Questa ricorrenza ci spinge a chiederci: si tratta solo di archetipi narrativi universali, o di una memoria collettiva, distorta dal tempo, di eventi realmente accaduti? Se, come nel caso dei “carri di fuoco” o dei “vimana”, anche le storie sui giganti fossero il ricordo di interazioni con esseri venuti da altrove, reinterpretate attraverso il linguaggio e la mentalità di civiltà antiche?
Non si tratta solo di curiosità folkloristica: se è esistita davvero una razza “altra” — autoctona, ibrida o extraterrestre — le implicazioni per la nostra comprensione delle origini umane sarebbero enormi.
La questione infatti, va oltre l’esistenza di questi giganti. Se prendiamo sul serio l’ipotesi che siano stati il frutto di un’ibridazione fra entità superiori (forse extraterrestri) e l’umanità primitiva, dobbiamo considerare un’altra possibilità: questa stirpe non era pianificata, ma imprevista. La loro comparsa potrebbe aver rappresentato un errore genetico o un effetto collaterale indesiderato di un progetto più ampio — un evento che, sfuggendo al controllo dei “creatori”, generò squilibri tali da innescare una catena di conseguenze etiche, sociali e politiche di portata interplanetaria.
Se così fosse, i giganti non sarebbero stati soltanto un’anomalia biologica, ma il punto di frattura in una delicata relazione fra razze avanzate, già in conflitto per visioni opposte sul destino dell’umanità. Guerre descritte nei miti, cataclismi ricordati come punizioni divine, e profonde trasformazioni culturali potrebbero essere state la diretta conseguenza di questa presenza destabilizzante.
A questo punto, sorgono domande cruciali:
- La loro estinzione fu un atto necessario per preservare un equilibrio più grande o il risultato di una lotta di potere fra fazioni rivali?
- Che ruolo ebbero gli umani in questa storia: semplici spettatori o pedine inconsapevoli di un gioco cosmico?
- E soprattutto, quanto della nostra civiltà attuale porta ancora l’eco di quelle antiche tensioni?

Oltre il mito, verso una lettura globale del fenomeno
Tutte queste domande ci portano a una considerazione inevitabile: la storia dei giganti, pur essendo uno dei temi più ricorrenti nelle mitologie mondiali, continua a essere affrontata con una certa superficialità, come un semplice elemento folkloristico o una curiosità archeomitologica. Si tende a collezionare aneddoti e leggende senza interrogarsi davvero su cosa accadrebbe se li considerassimo tasselli di un unico mosaico.
L’approccio frammentario, limitato alla singola cultura o al singolo racconto, priva questo argomento del suo potenziale più straordinario: rivelare la trama di eventi concatenati che potrebbero collegare civiltà lontane nello spazio e nel tempo. I giganti, se davvero sono esistiti, non sarebbero stati un episodio isolato, ma un nodo cruciale in una catena di interazioni, conflitti e scelte strategiche tra razze avanzate, con conseguenze profonde per il destino dell’umanità.
Analizzare le loro storie in chiave comparativa e consequenziale significherebbe aprire una finestra su un passato dove il confine tra mito e storia si assottiglia, e dove l’umanità appare non come spettatrice passiva, ma come erede — e forse ancora portatrice — di quelle tensioni antiche.
Forse, solo adottando questa prospettiva globale, potremo avvicinarci a comprendere quanto la nostra civiltà odierna sia ancora segnata dagli echi di quella stirpe “altra” e dai conflitti che la loro comparsa generò.
💡 Questo articolo fa parte di una serie di approfondimenti che, partendo da fonti antiche e dal confronto mitologico, esplorano la possibilità che dietro i miti si celino eventi reali. Cliccando sul seguente link, troverete il mio precedente lavoro su questo sito. Assolutamente da leggere: LE SFIDE DELLA PALEOASTRONAUTICA.
📌 Prossimamente: La relazione fra Giganti, Nefilim e Anunnaki nella tradizione mesopotamica e non solo.
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